Scheda informativa
Caratteristiche
Periodo di infestazioni
Descrizione
Takahashia japonica, una nuova nemica
Con le sue "corde" bianche e cotonose infilate attorno a foglie e ramoscelli, la Takahashia japonica o cocciniglia dai filamenti cotonosi è un parassita difficile da non notare. Questo insetto, originario dell'Asia, è ancora in gran parte sconosciuto nella maggior parte dei paesi europei, ma nell'Europa meridionale sta già causando molti problemi ed è arrivata anche in Italia, in Lombardia e in particolare nelle province di Milano e Varese. Il servizio fitosanitario della Regione Lombardia la definisce altamente polifaga e per ora diffusa per lo più su alberi ornamentali. In Lombardia le piante colpite sono aceri, albero di giuda (Cercis siliquastrum), carpino bianco, gelso nero e bianco, bagolaro, liquidambar e olmi.
La Takahashia japonica fa parte della famiglia delle cocciniglie (Coccidae), che è uno degli invasori più comuni nelle nuove aree geografiche, diverse da quelle di origine, grazie alla loro grande adattabilità e alla facilità di sopravvivere ai trasporti, per esempio sul legno che viaggia via nave. L’insetto è originario dell'Asia, dove è stato scoperto per la prima volta sui gelsi in Giappone. Da allora si è diffuso in Cina, Corea del Sud e India.
Sebbene sia innocua per l'uomo, può causare gravi danni agli alberi ornamentali e da frutto. Si nutre della linfa della pianta, il che col tempo può causare gravi sofferenze o addirittura la morte della pianta ospite. La presenza del parassita può essere riconosciuta dai suoi cordoncini bianchi, simili a grossi fili di cotone, che formano anelli attorno ai rami. Al momento sono in corso studi ed esperienze di campo per verificare la diffusione e l’entità dei danni che può causare, anche se si è notato che la sua presenza sembra essere un serio pericolo e crea anche un danno estetico rilevante.
Produce una generazione all'anno. In primavera, tra la fine di aprile e l'inizio di maggio, le femmine adulte producono le caratteristiche sacche cerose per la covata, che sembrano fiocchi o corde bianche e cerose. Le larve si schiudono dalle uova tra la fine di maggio e l'inizio di giugno e migrano dai rami alle foglie, dove si depositano sulla pagina inferiore e si nutrono della linfa delle piante per tutta l'estate. In autunno, la cocciniglia migra infine dalle foglie ai rami per svernare.
Nel 2017 è stata avvistata per la prima volta al di fuori della sua patria asiatica, a Cerro Maggiore vicino a Milano. Da allora la Takahashia japonica è stata rinvenuta soprattutto in Lombardia. Il parassita preferisce particolarmente gli aceri e i gelsi neri.
Non sono risparmiati nemmeno gli altri Paesi europei: l’insetto è stato ritrovato per la prima volta in Inghilterra nel 2018 e in Croazia nel 2019. Secondo quanto riportato dai media, la Takahashia japonica sarebbe ormai arrivata oltre il confine italiano in Svizzera, nel comune di Brissago, da cui avrà purtroppo via libera a ulteriori espansioni.
La cocciniglia non ha ancora attraversato il confine tra Svizzera e Germania. Tuttavia, si prevede che ciò possa accadere in tempi relativamente brevi, favoriti dagli inverni miti, dalle scarse e brevi gelate che possono ostacolare la moltiplicazione del parassita, e dagli scambi commerciali che possono essere veicolo di trasmissione dell’insetto.
La prima cosa che noti non sono gli insetti stessi, ma le loro sacche di covata a forma di anello. Ogni femmina di cocciniglia giapponese forma un anello bianco lungo quasi cinque centimetri. Queste sacche di covata sono costituite da una sostanza cerosa che contiene le uova arancioni, che misurano circa 0,5 millimetri. Li puoi riconoscere facilmente perché di solito pendono sui rami giovani della pianta o sui germogli laterali. Anche dopo la schiusa delle larve dalle uova, le sacche di covata rimangono attaccate alla pianta colpita. Le femmine adulte sono di colore marrone chiaro, allungate e lunghe fino a sette millimetri e larghe quattro millimetri.
Il parassita è polifago, nel senso che si nutre di diversi tipi di piante. Gli alberi ornamentali sono particolarmente apprezzati. Finora la cocciniglia ha preso di mira soprattutto gelsi, aceri e carpini. Il parassita è stato avvistato anche sul bagolaro europeo e si stima che possa attaccare anche le piante da frutto, in particolare i meli. Ciò significa che sono potenzialmente colpite latifoglie di diverse famiglie vegetali tra cui anche quella della rosa o della vite, le Leguminose, le Betulacee e altre.
Attualmente si presume che la Takahashia japonica si diffonda principalmente attraverso le larve. Queste possono strisciare su altre piante ospiti o essere diffuse dal vento o trasportate dagli animali, anche sulla loro pelliccia. La diffusione da un luogo all'altro può tuttavia avvenire anche passivamente attraverso mezzi di trasporto o materiale vegetale infetto, come ad esempio talee di alberi o legname.
Rimedio
Come combattere la Takahashia japonica
Se vedi segni di infestazione in un bosco, nel parco o anche nel tuo giardino, la cosa più importante è documentarli, ad esempio scattando una foto. È importante segnalare la scoperta all'autorità fitosanitaria competente. Questo è l’unico modo per controllare e prevenire la diffusione. Il Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia raccoglie le segnalazioni di T. japonica tramite l’app FitoDetective; informazioni e segnalazioni anche tramite questa mail: infofito@regione.lombardia.it.
Le sacche gommose della covata sono estremamente resistenti, possono essere rimosse solo tagliando i rami e i germogli colpiti. In caso di infestazione grave, e come prevenzione in caso di attacchi sugli alberi circostanti, si consiglia COMPO Olio di Neem concentrato ricavato dai frutti e semi dell’albero di Neem (Azadirachta indica); ha diversi effetti benefici sulle piante. Distribuito uniformemente sulle foglie, migliora infatti la salute delle piante e crea una barriera protettiva nei confronti degli insetti
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